- Silver-Fagan Alex
- AA.VV.
- Agostino Samuel
- Albini Ester
- Allegri Sara
- Altman Peggy
- Andrea Neyroz
- Antonucci Lauren A.
- Austin Dan
- Barbi Moreno
- Barbieri Davide
- Bargossi Alberto Mario
- Bazzani Boris
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- Bertuccioli Alexander
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- Bruscia Guido
- Burt Phil
- Cánovas Linares Ricardo
- Calle Flauto
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- Camporese Alessandro
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- Casadei Iacopo
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- Cassarino Salvatore Antonio
- Cereda Ferdinando
- Ceriani Marco
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- Cuni Federica
- Dameli Massimo
- Daniels Jack
- De Bartolomeo Donato
- Di Monte Marco
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- Dieguez Papì Julio
- Dragoni Graziella
- Ellsworth Abby
- Facchinetti Paolo
- Fagioli Fabrizio
- Faverzani Alfredo
- Federico Fignagnani
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- Hilditch Graeme
- Hopker James e Jobson Simon
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- Zanon Daniela
RITMI CIRCADIANI, EFFICIENZA FISICA E LOTTA GRECO-ROMANA
INTRODUZIONE
Il libro Metodologia della preparazione fisica, oltre a delineare in modo tecnico le metodologie teoriche di allenamento, propone anche degli esempi pratici. Vediamone insieme uno: la lotta greco-romana.
Come tutti gli sport, anche la lotta ha subito nel tempo una graduale e costante evoluzione che la colloca tra le discipline olimpiche più spettacolari. Nelle sue varianti, greco-romana e stile libero, ha un carattere interdisciplinare e un orientamento proteso al perfezionamento morfo-funzionale, motorio, psichico e sociale dell’atleta.
La lotta greco-romana è uno sport di combattimento e di situazione caratterizzato da azioni e gesti tecnici aciclici, cioè distinti da un’azione non continua, che la situano, dal punto di vista degli obiettivi fondamentali della tecnica, nella macrofamiglia degli sport di “combattimento-opposizione diretta”. Durante il combattimento il lottatore deve essere in grado di adattarsi alle varie situazioni che si vengono a creare, reagendo prontamente agli attacchi dell’avversario e trovando la soluzione più adatta per condurre un’azione di offesa efficace. In questa disciplina olimpica non è ammesso l’uso di tecniche e prese portate agli arti inferiori; sono infatti proibiti nel regolamento internazionale tutti i tipi di attacco alle gambe. Gli incontri sono strutturati sulla base di tre riprese della durata di 2 minuti ciascuna, separate da 30 secondi di recupero. L’incontro è assegnato a colui che vince due riprese conquistando un numero maggiore di punti in base alle tecniche specifiche portate ai danni dell’avversario, oppure se riesce ad “atterrare” l’antagonista, cioè a mantenerlo con le spalle al tappeto per un periodo di tempo sufficiente a permettere all’arbitro di constatare il controllo della schienata. In questo secondo caso l’incontro termina nel momento stesso dell’atterramento.
Oltre alle pause di recupero tra una ripresa e l’altra codificate dal regolamento, anche durante le fasi di combattimento si manifestano numerose variazioni di ritmo che conferiscono al carico di lavoro richiesto al lottatore un carattere di tipo intervallato. Gli aspetti fondamentali della preparazione fisica del lottatore riguardano lo sviluppo delle capacità di resistenza e di forza specifica dei flessori dell’avambraccio, basilari sia per difendersi sia per attaccare il proprio avversario. L’importanza di rafforzare i flessori dell’avambraccio è evidenziata ancora di più dal fatto che, essendo la lotta uno sport praticato quasi completamente a torso nudo, le prese sull’avversario sono rese più problematiche dalla sudorazione. Per quanto riguarda l’allenamento della forza, l’attenzione deve essere rivolta, oltre che al periodo di preparazione generale e specifico, anche al periodo di competizione. È stato dimostrato che la forza muscolare dei lottatori subisce una riduzione statisticamente significativa negli esercizi di Back squat (– 5%; P < 0,01) e Bench press squat (– 4%; P < 0,01) durante la stagione agonistica rispetto al periodo pre-competitivo.
Al lottatore è richiesto un adeguato sviluppo della forza massimale, definita come la massima forza esprimibile dal sistema neuromuscolare tramite una contrazione muscolare volontaria, non tanto in termini assoluti ma principalmente in termini relativi, cioè in rapporto al peso corporeo, dal momento che si tratta di una disciplina suddivisa in categorie di peso. I lottatori professionisti esprimono notevoli valori di forza fisica che permettono loro di effettuare esercizi di Girata al petto usando più di una volta e mezzo il proprio peso corporeo, ed esercizi di Squat e Stacchi da terra utilizzandone ben più del doppio. A conferma del necessario sviluppo della forza in tutti i distretti corporei degli atleti praticanti questa disciplina, è stato dimostrato che i lottatori professionisti di alto livello esprimono capacità di forza isometrica nella rotazione e nella flessione cervicale due volte superiori a quelle espresse dai soggetti non praticanti attività sportiva.
L’importanza dello sviluppo della forza massima è anche correlata allo sviluppo della forza esplosiva. La forza esplosiva è definita come la capacità di sviluppare la massima espressione della forza nell’unità di tempo. È la capacità neuromuscolare determinante per l’esecuzione di tutte le azioni che richiedono un’elevata esplosività e velocità di esecuzione. Anche un adeguato sviluppo della mobilità dell’apparato locomotore risulta determinante per la maestria sportiva del lottatore. Ritenuta una caratteristica intermedia tra le capacità organico-muscolari e quelle percettivo- cinetiche, può essere descritta come l’insieme della mobilità articolare (MA) e della flessibilità muscolo-tendinea (FMT), attribuendole la definizione di mobilità composta. La MA, caratteristica delle articolazioni in senso stretto, è mediata dalle differenti forme ossee. La flessibilità muscolo-tendinea (FMT) è la capacità di elongazione del muscolo nella sua totalità, sia a riposo sia dopo una contrazione muscolare volontaria.
Nei lottatori va posta particolare attenzione alla mobilità articolare delle articolazioni coxo-femorale e scapolo-omerale. Inoltre, deve essere particolarmente curata la FMT del busto sia in flessione che in estensione nell’esercizio del Ponte, propedeutico in alcune azioni tecniche di gara. Inoltre, un’adeguata MA del rachide e FMT della muscolatura posteriore della coscia sono richieste al lottatore non solo per potere effettuare efficacemente alcune tecniche specifiche, ma anche per prevenire infortuni e lesioni muscolari determinate da movimenti di overstretching13. Un ulteriore aspetto da considerare nella preparazione fisica di un lottatore è la valutazione dell’orario abituale dell’allenamento comparato con l’orario di svolgimento della competizione. La presenza di variazioni circadiane nelle prestazioni fisiche è ben documentata.
Nel lancio del peso si sono evidenziate prestazioni più elevate intorno alle ore 17.00, mentre per l’attività di corsa intorno alle 19.0014 (Winget et al., 1985). Nei 100 e 400 m si mettono in evidenza picchi di performance intorno alle 22.0015,16 (Baxter e Reilly, 1983). Come si può notare, il valore massimo della capacità di performance fisica è alla sera, ma è anche dovuto a reazioni di adattamento a lungo termine alla pratica di unità di
allenamento serali.
Generalmente il lottatore svolge le abituali sedute di allenamento nel tardo pomeriggio, ma si trova a dovere disputare le competizioni al mattino.
Per questo motivo l’allenatore deve essere a conoscenza della variazione di alcuni parametri fisici, quali la forza e la FMT, al fine di ragionare su eventuali correttivi da apportare nell’allenamento dei suoi atleti. Un maggiore controllo di tali fattori può aiutare l’allenatore o il preparatore atletico a gestire in modo più mirato la preparazione fisica in relazione agli orari di gara.
Non essendo a conoscenza di studi specifici che abbiano indagato la variazione dell’efficienza fisica nella lotta greco-romana, tra il normale orario di allenamento pomeridiano e l’orario di competizione mattutino, lo scopo di questo studio è stato verificare, in un gruppo di atleti praticanti questa disciplina a livello nazionale, se la forza isometrica massima dei flessori dell’avambraccio e la forza esplosivo-elastica degli arti inferiori subiscano modificazioni circadiane tra una seduta di allenamento specifico svolta in orario post meridiano (sera) e una realizzata in orario anti meridiano (mattino).
MATERIALI E METODI
Sono stati studiati 10 atleti praticanti lotta greco-romana a livello nazionale di età 19 ± 3 anni (media ± deviazione standard), peso 76 ± 14 kg, altezza 176 ± 10 cm e 7 ± 3 anni di allenamento. Gli atleti svolgevano abitualmente le sedute di allenamento nel tardo pomeriggio (UAPM), dalle ore 19.00 alle ore 21.00, e le competizioni al mattino (UAAM), con inizio alle ore 10.00 circa. Nessuno al momento delle rilevazioni ha denunciato patologie di tipo mioarticolare, metaboliche o dermatologiche che abbiano potuto compromettere i gesti atletici richiesti. Tutti gli atleti sono stati informati dello scopo dello studio e hanno firmato un consenso informato. Il gruppo campione ha mantenuto, all’interno del microciclo di allenamento settimanale, le normali abitudini di preparazione fisica del periodo pre-competitivo.
Il campionamento delle variabili
Le misure sono state effettuate durante due sedute standardizzate di allenamento tecnico: la prima in orario abituale alle 19.00 del venerdì sera, la seconda in orario di gara, alle 10.00 della domenica mattina successiva. Le due sedute di allenamento hanno previsto una parte di riscaldamento, una di allenamento tecnico, una dedicata al combattimento e una di defaticamento. La seduta di allenamento ha previsto 5 minuti di corsa continua a ritmo blando seguita da 5 minuti di mobilità articolare (circonduzioni avanti e indietro sia per gli arti inferiori che per gli arti superiori) e 5 minuti di andature coordinative (skip, corsa calciata dietro e corsa laterale). La successiva fase del riscaldamento ha utilizzato alcuni esercizi di ginnastica acrobatica quali capovolte rotolate avanti, indietro e ruote. Conclusa la parte di riscaldamento, la seduta di allenamento ha previsto una parte di allenamento tecnico della durata di 15 minuti. Sotto la guida e la supervisione dell’allenatore, sono state eseguite proiezioni e azioni tecniche specifiche della lotta greco-romana. Successivamente, gli atleti hanno svolto un combattimento della durata (standardizzata dal regolamento tecnico internazionale) di 6 minuti, suddivisi in tre riprese di 2 minuti ciascuna e intervallate da 30 secondi di recupero. Concluso il combattimento, la seduta di allenamento è terminata con 15 di defaticamento. Non essendo gli atleti in questione soliti effettuare esercizi di stretching al termine dell’allenamento, nei 15 minuti di defaticamento non è stato svolto alcun tipo di attività. All’interno delle sedute di allenamento sono state effettuate le misurazioni in specifici momenti e precisamente:
- Prima del riscaldamento (Pre-W).
- Dopo il riscaldamento generale (Post-W).
- Dopo l’allenamento tecnico-specifico (Post-At).
- Dopo l’allenamento di combattimento (Post-C).
- Dopo il defaticamento (Post-D).
La scelta dei giorni e dell’ora di allenamento è stata stabilita per riprodurre il più fedelmente possibile la situazione abituale che si viene a creare durante la stagione agonistica. Il gruppo campione non ha modificato nel periodo dei test le normali abitudini di allenamento e alimentazione.
Le sedute di allenamento e i test sono stati eseguiti presso la palestra dove gli atleti si allenavano normalmente, mantenendo in questo modo invariate le attrezzature e la logistica.
Test utilizzati
Salto in lungo da fermo
Per la valutazione della forza esplosivo-elastica degli arti inferiori è stato utilizzato il test del salto in lungo da fermo18 (SLF). Il SLF è stato scelto perché comunemente usato nella valutazione di atleti in vari sport e perché utile per indagare la forza esplosiva degli arti inferiori. I punti di repere per il rilevamento della distanza effettuata sono stati compresi tra le punte dei piedi posizionate dietro una linea di 20 cm tracciata sul pavimento tramite del nastro adesivo e i talloni nel punto di arrivo del salto. A metà del nastro e stato applicato il punto zero di un decametro avvolgibile fissato a terra per la lunghezza di 5 metri. I soggetti si sono posizionati dietro la linea di partenza e hanno effettuato un counter movement jump (CMJ) con azione propulsiva in avanti. Il salto è stato eseguito con mani vincolate ai fianchi, in modo da escludere l’azione balistica degli arti superiori, e un angolo al ginocchio in fase di caricamento elastico di circa 90°. Il test è stato eseguito con le calzature da lotta utilizzate durante la seduta di allenamento.
Test di forza isometrica dei flessori dell’avambraccio
II test hand grip (HG) di forza isometrica dei flessori dell’avambraccio prevede che il soggetto rimanga in stazione eretta e, impugnando un dinamometro meccanico Collin (Dimeda, Germania), esegua una massima contrazione volontaria (MVC) con la mano destra. Durante la prova l’angolo tra avambraccio e braccio è stato mantenuto a circa 150°. Ai soggetti è stato chiesto di non appoggiare il gomito al tronco per evitare di falsare la misura rilevata utilizzando un punto di appoggio per l’esercizio.
Sit and reach test
Per le misure di flessibilità del busto si è costruito un parallelepipedo di legno alto 30 cm, largo 50 cm e profondo 30 cm. Sulla mezzeria del lato parallelo al pavimento è applicata un’asta di legno rigida con una scala centimetrata. Lo zero è stato fissato a 30 cm dallo spigolo, misura sufficiente a evitare che durante la flessione del busto l’asta centimetrata tocchi contro la parete addominale. La misura massima effettuabile è stata fissata a 60
- Sul lato verticale di appoggio dei piedi è applicato un triangolo di legno sulla mezzeria, che con vertice rivolto verso il basso e base di cm 17, forma un angolo di 36°, detto angolo di Piok19. I lati del medesimo rappresentano il punto di appoggio mediale dei piedi, mentre la pianta aderisce al piano verticale del box. Il soggetto indossa il normale abbigliamento da allenamento che permette all’operatore il massimo controllo dell’articolazione del ginocchio.
L’atleta è posizionato in stazione seduta a terra, con le normali calzature da lotta, i piedi in appoggio al box e le gambe in estensione. Il tecnico verifica per ogni prova il totale contatto del piede al parallelepipedo per evitare supinazioni e pronazioni della caviglia. Nella posizione di partenza del test, le mani sono unite e sovrapposte sopra il capo, con i gomiti in estensione sulla linea mediana del corpo. Il soggetto appoggia sull’asta graduata per prima la mano sinistra, mantenuta costante nei test successivi, visto che la sovrapposizione di un’emi-parte rispetto all’altra può creare eventuali compensi e quindi falsare le misure rendendo il test non ripetibile. Al soggetto viene chiesto a questo punto di flettere progressivamente il busto in avanti, senza slancio, fino a raggiungere la massima flessibilità muscolo-tendinea (FMT) senza dolore.
Protocollo sperimentale
Il campo di misura è stato adibito ai lati della materassina di lotta, in modo da permettere a tutti i soggetti di spostarsi rapidamente per le misurazioni. Sono state organizzate: 2 postazioni per la valutazione del CMJ; 2 postazioni per la valutazione della FMT; 1 postazione per la valutazione della forza della mano destra. Gli operatori coinvolti sono stati due. Il primo test è stato il salto in lungo da fermo. Due soggetti per volta si posizionavano correttamente dietro la linea di partenza e al segnale convenuto effettuavano il salto. Successivamente, dopo la registrazione della misura, si spostavano rapidamente verso la postazione per il test di forza dei flessori della mano. Effettuate le misure i soggetti si dirigevano verso le due postazioni per la valutazione della FMT. In ogni stazione è stato eseguito un test massimale. Al termine delle tre misurazioni, ogni
soggetto ritornava sulla materassina per proseguire con la seduta di allenamento. Il ciclo di misurazioni è stato ripetuto in quest’ordine per tutte le fasi dell’allenamento avendo cura di randomizzare di volta in volta l’ordine dei soggetti.