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- Bargossi Alberto Mario
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LA RELAZIONE ALLENATORE-ATLETA
Entrare nella relazione allenatore-atleta è un modo efficace di gestire le prestazioni sportive, che richiede di fare attenzione all’esercizio, all’alimentazione, alla preparazione alle gare e ai vari aspetti mentali/emotivi. Tutto questo, però, non basta a garantire il successo: allenatore ed atleta devono collaborare come una squadra per ottimizzare le possibilità di raggiungere le prestazioni ideali. In questo capitolo, anche se si fa riferimento alla letteratura sull’argomento, noterete che la maggior parte del contenuto deriva dall’esperienza reale. Non esiste, infatti, un solo modo per allenare e non esiste nemmeno una perfetta relazione allenatore-atleta.
Ciascun allenatore ha il proprio stile, proprio come ogni atleta. Di certo, però, le relazioni che funzionano hanno tutte dei tratti comuni, tra cui l’impegno a condividere le responsabilità per migliorare le prestazioni. Vediamo insieme come ne parla il libro Performance ciclistica.
L’IMPORTANZA DELL’ALLENATORE
I progressi della scienza e della tecnologia sportiva stanno modificando la natura dell’allenamento. Grazie a computer da bici scaricabili, misuratori di potenza e sistemi di posizionamento globale (GPS), l’allenatore ha la possibilità di “vivere” ogni sessione insieme all’atleta. Non esistono più limiti geografici e oggi l’interazione allenatore-atleta si svolge anche online. Esiste, però, ancora un rapporto tra le persone e questa sembra essere una delle ragioni per cui si sceglie la professione di allenatore: per condividere un’esperienza e darsi sostegno morale in un ambiente che può essere piuttosto difficile.
Perché dovrei avere un allenatore?
Ci sono molti modi in cui un allenatore può aiutare un atleta. Di certo è importante iniziare dicendo chiaramente cosa NON è l’allenamento: ricevere un programma di allenamento personalizzato non è che una piccola parte del lavoro. Seguire uno schema di allenamento non significa essere davvero allenati. Il lavoro dell’allenatore è un processo bidirezionale che comprende la pianificazione, il feedback e la rifinitura.
Nel chiedersi quali caratteristiche dovrebbe avere un allenatore, gli atleti di solito elencano alcuni criteri chiave: l’esperienza (in termini di scienza e teoria dell’allenamento), un passato da agonista e buone doti comunicative. Con questa combinazione di elementi, l’allenatore può aiutare l’atleta a trarre il massimo dal tempo disponibile per la preparazione, che ha la stessa importanza sia per un ciclista professionista che per un semplice amatore.
Sapere come creare e mantenere l’allenamento ideale è molto importante e, difatti, sempre più scienziati sportivi vengono assunti come preparatori.
Se però non si possiedono abilità comunicative che trasmettano questo sapere, l’atleta non trarrà alcun vantaggio. Nello scegliere il proprio allenatore, l’atleta deve chiedersi in primo luogo quali qualità reputi indispensabili. L’allenatore ricopre, infatti, diversi ruoli: consulente, analista dei dati, insegnante, trainer, motivatore, educatore, amico e mentore, organizzatore e manager, ufficio stampa e raccolta fondi, solo per elencarne alcuni. Quali capacità vi sono più utili?
Non esiste un allenatore perfetto per tutti gli atleti, è piuttosto l’interazione tra le due persone a essere la chiave del successo. Un atleta può ricevere consigli da un “grande allenatore” e poi scoprire che non c’è connessione con lui. Esistono molti stili di allenamento diversi, come sono individuali le personalità e le necessità degli atleti.
La preparazione a un evento importante somiglia molto al lavoro di gestione di un progetto. Se il modo in cui viene condotta può variare a seconda dell’allenatore, dell’atleta e del tempo di cui questi dispongono, quello che di certo rimane costante è la designazione di un obiettivo da parte dell’atleta e la scelta della strategia per realizzarlo da parte dell’allenatore.
L’IMPORTANZA DI AVERE UNA FILOSOFIA DI ALLENAMENTO
Quando un allenatore e un atleta iniziano a collaborare, viene data molta importanza alla “filosofia di allenamento”, eppure pochi coach dichiarano cosa ciò significhi per l’atleta. La filosofia si basa generalmente sui valori che l’allenatore osserva nel proprio lavoro. Possedere una filosofia ben definita e chiara aiuta a creare la giusta cornice nella quale allenatore e atleta possano lavorare insieme, che può essere semplicemente intesa come i “confini” o le condizioni in base a cui si lavora.
Ciò può aiutare l’atleta a valutare come l’allenatore stia lavorando secondo una lista di parametri. Come abbiamo già detto, ogni atleta ha le proprie esigenze: non c’è un allenamento universalmente valido. Un criterio ufficiale sui valori e le prassi può essere utile all’atleta nel decidere cosa sia il meglio per sé quando sceglie il proprio allenatore.
Come in tutte le relazioni umane, conoscere il proprio ruolo è cruciale per mantenere una sana collaborazione. I valori e ciò in cui crediamo determinano il nostro comportamento e le nostre aspettative. Se i valori dell’allenatore e dell’atleta coincidono, le possibilità di successo sono notevolmente alte. Un aspetto essenziale per la messa in pratica della filosofia dell’allenatore, quindi, riguarda le modalità in cui l’allenatore stesso pensa di vivere secondo i propri valori: quale procedimento userà?
Allenamento: fattori fondamentali
Seguendo di nuovo l’analogia con la gestione di un progetto, l’allenatore è un po’ il manager della scansione temporale delle attività: prepara, allena e dà un feedback all’atleta sulla base dei progressi raggiunti e secondo l’agenda prevista. Prima di tutto, però, l’atleta si presenta all’allenatore con il suo obiettivo. Di certo l’allenatore può aiutarlo a calibrarlo, ma l’obiettivo in sé deve essere proposto dall’atleta (nel ciclismo professionistico, al contrario, gli obiettivi vengono selezionati dalla squadra). In mancanza di questo il ciclista non sarà sufficientemente motivato e si troverà particolarmente in difficoltà nel momento in cui l’allenamento diventerà duro costringendolo a impegnarsi a fondo. La natura del rapporto allenatore atleta può cambiare nel corso del tempo.
Nel mio lavoro ho notato che si passa dalla relazione insegnante-alunno tipica dei primi tempi alla vera e propria collaborazione, fino ad arrivare al momento in cui è l’atleta a guidare l’attività. Per esempio, l’approccio che io, come allenatore, adotto e il ruolo che ricopro non sono gli stessi se ho di fronte dei ciclisti alle prime armi o degli atleti professionisti. Con i primi tendo a uno stile più “autocratico”, dirigo cioè l’atleta; i programmi sono chiari e la flessibilità molto limitata. Con i professionisti, invece, sono piuttosto un consulente. A questo livello i ciclisti conoscono perfettamente il loro corpo, meglio di quanto possa farlo io; mi dicono come si sono sentiti durante la sessione e io li guido e li consiglio secondo quello che vedo nei loro profili di potenza.
La natura in costante evoluzione della relazione allentatore-atleta implica che è importante iniziare la collaborazione con un accordo condiviso. Può trattarsi di un impegno verbale, ma è consigliabile procedere con un documento scritto nel quale si vedano chiaramente quali sono le aspettative e i ruoli di entrambi. Una delle domande potrebbe essere “Chi è il capo e chi il cliente?”. Pensate a questi esempi: un allenatore prepara un bambino e viene pagato dai genitori di quest’ultimo; un altro riceve il proprio compenso per la preparazione di un atleta da una borsa di studio pubblica. La domanda circa chi sia il capo si presenta di solito quando l’allenatore viene ingaggiato dall’atleta amatore; in questo caso il preparatore è il “project manager” di chi paga le spese.
Sancire questi dettagli a monte è sempre utile. In quale modo vuole essere allenato l’atleta? L’allenatore dovrebbe avere un atteggiamento democratico o autocratico? L’allenatore può inseguire l’atleta per dargli feedback o dati di allenamento? Naturalmente, questi aspetti dell’accordo tra allenatore e atleta dovrebbero essere rivisti e discussi regolarmente, per esempio al termine di ogni stagione.