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L’importanza del settaggio della bici per prevenire le lesioni
Come evitare infortuni nel ciclismo
Adottare la corretta postura in sella e settare correttamente la bicicletta sono passaggi fondamentali per prevenire l’insorgere di lesioni quali la tendinite rotulea e la tendinite al bicipite femorale.
In questo articolo tratto dal libro Performance Ciclistica scopriamo:
- I principali infortuni legati a alla postura;
- Le difficoltà nello studio dei meccanismi di infortunio;
- La relazione tra regolazione della sella e comodità.
Infortuni legati a alla postura
La tendinite rotulea è un infortunio da logoramento piuttosto comune in presenza di una sella non sufficientemente alta.
Una sella regolata troppo bassa, infatti, può portare all’eccessiva compressione del ginocchio con la conseguente comparsa di dolore nella parte anteriore dell’articolazione.
Ai ciclisti affetti da questo tipo di tendinite si consiglia perciò di modificare l’altezza della sella in modo da avere, al punto morto inferiore, il ginocchio a un angolo di circa 25 gradi.
La tendinite al bicipite femorale è un altro infortunio da logoramento molto comune, causato, al contrario, da una sella troppo alta.
In questo caso il dolore si sviluppa sul retro del ginocchio a causa di un’eccessiva estensione a fine pedalata.
Per questa patologia si consiglia di regolare la sella in modo da far assumere al ginocchio un angolo di 25-35 gradi. È doveroso però sottolineare che, sebbene probabile, non ci sono prove evidenti che questo angolo diminuisca il rischio di infortunio.
Le difficoltà nello studio dei meccanismi di infortunio
Nelle ricerche che si occupano di meccanica dell’infortunio si fatica spesso a dimostrare che uno specifico cambiamento porti a ridurre il rischio di lesione. Uno studio empirico che possa stabilire una relazione di causa-effetto tra una posizione e la riduzione delle possibilità di infortunio è difficile da sostenere da un punto di vista etico, poiché i ricercatori dovrebbero causare dei danni agli atleti solo al fine di studiarli. Si tende perciò a utilizzare uno dei seguenti approcci.
Il primo consiste nel valutare la forza e la mobilità delle articolazioni o gli schemi di attivazione muscolare in diverse posizioni per arrivare alla conclusione che a carico minore corrisponde un minore rischio di infortunio. Questo modello biomeccanico viene impiegato anche nello sviluppo delle teorie “Cosa succederebbe se io…”.
Il secondo approccio è di tipo epidemiologico e osserva la relazione tra posizione del ciclista e incidenza di dolore o infortuni. In ogni caso, è importante aggiungere che la scoperta di una correlazione non implica necessariamente una relazione di causa-effetto.
Potrebbe, infatti, esserci una correlazione tra una particolare altezza della sella e l’incidenza di tendiniti al tendine rotuleo, ma ciò non significherebbe per forza che sia l’altezza della sella a causarla. Altri fattori, infatti, potrebbero concorrere o determinare direttamente il danno.
La relazione tra regolazione della sella e comodità
Sono stati fatti alcuni tentativi per trovare una correlazione tra metodi per determinare l’altezza ideale della sella e comodità.
Iriberri e colleghi hanno ottimizzato l’altezza della sella di 28 ciclisti dell’UCI sulla base della potenza massima.
Dopo avere scoperto che il 21,42% di loro non si sentiva comodo, separarono i ciclisti in tre gruppi in base al rapporto altezza-lunghezza della gamba misurata al grande trocantere, modificando l’algoritmo originale in accordo con tale suddivisione. Una volta cambiata l’altezza della sella secondo il nuovo algoritmo, sparì il problema della scomodità.
Anche altri ricercatori hanno osservato una debole correlazione tra altezza della sella e comodità. Non disponiamo ancora di dati convincenti che consentano di stabilire quale sia la posizione migliore che assicuri al contempo comodità e prestazione ottimale.