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COSA FARE IN CASO DI MAL DI SCHIENA?

COSA FARE IN CASO DI MAL DI SCHIENA?

Il libro del mal di schiena ci illumina sulla funzione della schiena e cosa succede in caso di dolori.

COME FUNZIONA LA SCHIENA?

La colonna vertebrale sostiene tutto il corpo ed è responsabile di quasi tutti i movimenti che compiamo: per camminare non usiamo solo le gambe, ma tutta la nostra schiena; inoltre, rag­giungiamo, afferriamo, solleviamo e trasportia­mo oggetti non solo grazie alle nostre braccia, ma anche grazie alla schiena.

La struttura e la funzione della colonna vertebrale sono prati­camente identiche in tutti i mammiferi. Una differenza signifi­cativa tra gli umani e gli altri animali, tuttavia, è che durante l’evoluzione il nostro baricentro si è spostato in modo tale che, quando siamo in posizione verticale, la gravità viene esercitata verticalmente per tutta la lunghezza del nostro cor­po. Di conseguenza, la colonna vertebrale umana, insieme ai suoi muscoli e legamenti, è diventata un ammortizzatore ver­ticale dotato di curvature, che le forniscono la resilienza ne­cessaria.

 

La colonna vertebrale deve essere solida abbastanza da sostenere il corpo in posizione eretta, ma anche sufficien­temente forte e flessibile da fornire una fonte di movimento agli arti superiori e inferiori. La colonna vertebrale è struttura­ta per consentire una serie di movimenti complessi, come flettersi, distendersi, sollevarsi e torcersi. Questi movimenti sono possibili grazie a una relazione elaborata e meticolosa tra dischi, vertebre, legamenti e muscoli.

 

Tra ogni vertebra vi è un disco che funge da ammortizzatore e assorbe gli urti che subiamo quando camminiamo, corriamo e ci muoviamo. I legamenti, bande di fibre legger­mente elastiche, aiutano a tenere insieme le vertebre, consen­tendo un numero limitato di movimenti in ogni direzione, a seconda della loro lunghezza.

 

Ogni articolazione vertebrale è circondata da un gruppo di muscoli, le cui estremità sono saldamente legate a una verte­bra diversa, in modo diretto o attraverso un tendine. Posizio­nati vicino alle articolazioni vertebrali si trovano dei muscoli più piccoli, che quando si contraggono consentono lievi alte­razioni di movimento, oltre a regolare la postura della colon­na vertebrale. Quando contraiamo i muscoli per muovere la colonna vertebrale, i legamenti e i dischi consentono di flet­tersi.



Dopo aver diagnosticato i sintomi, vengono proposte varie soluzioni e trattamenti, come qui di seguito.

 

CONSULTARE IL MEDICO

 

Se questo è il vostro primo attacco di mal di schiena, è bene consultare il medico. Il mal di schiena è raramente un’emergenza, ma ricevere una diagnosi e delle indicazioni vi aiuterà a gestire meglio eventuali episodi futuri. Il medico proba­bilmente inizierà ponendovi alcune (o tutte) delle seguenti domande:

■ Il dolore è comparso all’improvviso o si è sviluppato gra­dualmente?

■ Dove lo avverti e dove si irradia?

■ Il dolore è acuto, sordo, gravativo o urente?

■ Quali posizioni o movimenti sembrano alleviarlo e quali, invece, peggiorarlo?

■ Il dolore è costante?

■ Senti intorpidimento o formicolio?

■ Hai mai avuto attacchi simili prima?

■ Che tipo di lavoro svolgi?

 

DESCRIVERE IL DOLORE

 

Sono molti gli aggettivi che possono essere usati per esprime­re il tipo e l’intensità del dolore. Alcuni aggettivi, come “acuto”, “lancinante” o “pulsante”, ne descrivono la sensazione fisica; altri, come “lacerante”, “urente” (che provoca bruciore) o “pun­gente”, possono descrivere la percezione che abbiamo del dolore; altri ancora, come “lieve”, “moderato” o “severo”, pos­sono descriverne l’intensità. Dato che, a seconda dei tessuti coinvolti, tipi di dolore diversi hanno cause diverse, il modo in cui viene descritto il dolore aiuterà il medico a capire quale potrebbe esserne la causa.

 

Un dolore generico e sordo è spesso dovuto a muscoli tesi o a irritazioni profonde all’interno delle articolazioni spinali. Un dolore acuto e lancinante, invece, è probabilmente dovuto a un nervo schiacciato e, come con la sciatica, lo si può avverti­re non solo nell’area che ha subito il trauma, ma anche in altre parti del corpo.

 

Se si avverte una sensazione di bruciore diffusa, molto proba­bilmente sarà causata da un problema al sistema nervoso sim­patico, che controlla le attività involontarie, come la digestione e la circolazione del sangue.

 

DIAGNOSI E TRATTAMENTO

 

Dopo avervi visitato, il medico dovrebbe es­sere in grado di fare una diagnosi preliminare. Dato che nel 94% dei casi si tratta di mal di schiena puramente meccanico, nel 5% dei casi di dolore alle radici nervose e solo nell’1% dei casi si può ricondurre a una causa più grave, che richiede ul­teriori indagini da parte di specialisti, molto probabilmente il medico saprà rassicurarvi sulla possibilità di guarigione.

 

Potrebbe consigliarvi di stare a riposo o di evitate sforzi ecces­sivi per un breve periodo di tempo, oltre ad assumere antido­lorifici o farmaci antinfiammatori, per poi aumentare gradual­mente il livello di attività. Molto probabilmente il medico vi raccomanderà di stare attenti e di non esagerare, ma di rima­nere comunque attivi senza preoccuparvi o temere di sentire dolore. Se non sapete fino a dove potete spingervi, potete sempre chiedere ulteriori consigli al vostro medico oppure a un altro operatore sanitario da cui siete seguiti. Se il dolore è molto forte, probabilmente avrete bisogno di un potente analgesico. Se ritenete di averne bisogno, non temete di chie­dere antidolorifici più forti (confrontatevi con il vostro medico per fugare ogni dubbio sulla possibilità di diventarne dipen­denti).

 

Se il vostro mal di schiena è cronico e svolgete un lavoro che comporta il sollevamento o il trasporto di oggetti pesanti, chiedete al medico di contattare il vostro datore di lavoro per pianificare un ritorno al lavoro graduale e con incarichi modi­ficati o più leggeri.

 

ULTERIORI CONTROLLI

 

Se il dolore che avvertite è particolarmente intenso o prolun­gato o si ripresenta di frequente, il medico potrebbe proporvi di effettuare ulteriori controlli. Se il vostro medico non doves­se avere a disposizione l’attrezzatura necessaria nel suo ambu­latorio, potrebbe, come prima cosa, indicarvi una clinica o un ospedale locale dove potrete effettuare le analisi del sangue o una radiografia. A seconda dei risultati di questi esami, ci si potrà regolare per ulteriori trattamenti.

 

LE ANALISI DEL SANGUE

 

Le analisi eseguite su un campione di sangue possono rivelare un’infezione, un’infiammazione o persino un tumore; posso­no anche mostrare la presenza di anemia, che potrebbe esse­re spia di una patologia di fondo.

 

I RAGGI X

 

I tessuti molli, come muscoli, legamenti, dischi e cartilagine, non si vedono ai raggi X. Dal momento che la maggior parte delle volte il mal di schiena è riconducibile a problemi legati a questi tessuti, le radiografie vengono spesso utilizzate per escludere cause specifiche del dolore alla schiena, come dan­ni o malattie delle ossa, tumori e spondilite anchilosante avanzata.

 

Le radiografie possono anche rivelare eventuali cambiamenti degenerativi che potrebbero presentarsi nelle persone di età superiore ai 30 anni, come la formazione di osteofiti e il re­stringimento dei dischi o dei fori vertebrali. Tuttavia, scoperte di questo genere non sempre sono ricollegabili al dolore che si avverte.

 

CONSULTARE UN FISIOTERAPISTA

Durante il vostro primo incontro, il fisioterapi­sta vi farà una visita dettagliata, esaminerà la vo­stra anamnesi e vi farà domande sulle vostre condizioni generali di salute e sugli eventuali far­maci prescritti dal vostro medico curante.

Il fisioterapista vi chiederà di eseguire alcuni semplici movi­menti, come camminare, stare in piedi e sedervi. Potrebbe chiedervi di stare su una gamba sola per esaminare il vostro equilibrio e di eseguire movimenti più specifici per cercare di identificare eventuali anomalie. Inoltre, potrebbe testare la fles­sibilità e la forza dei muscoli ed eseguire alcuni esami neurolo­gici e neuromuscolari prima di controllare le articolazioni e i muscoli per verificarne la malleabilità e per identificare even­tuali problemi come spasmi, gonfiore o variazioni della tempe­ratura dei tessuti. A seconda dei risultati di questi esami, sce­glierà uno o più dei seguenti metodi per trattare il vostro disturbo.

 

MOBILIZZAZIONE E MANIPOLAZIONE DELLA

COLONNA VERTEBRALE

 

Queste tecniche sono utilizzate per alleviare il dolore e aumenta­re la mobilità articolare e sono spesso utilizzate in combinazione con esercizi e indicazioni su come correggere i movimenti del proprio corpo. Se si opta per la mobilizzazione della colonna vertebrale, il fisioterapista dovrà eseguire una serie di movimenti e a voi verrà chiesto di rimanere in posizione passiva o di parte­cipare attivamente. La manipolazione della colonna vertebrale prevede, invece, un insieme di movimenti di spinta esercitati su un’articolazione in modo da portarla oltre il suo limite di movi­mento fisiologico, ma sempre entro quello anatomico.

 

IL METODO MCKENZIE

 

Il fisioterapista utilizzerà questo approccio globale per identifi­care il disturbo di base della vostra colonna vertebrale. Vi gui­derà passo passo durante la procedura, che prevede la ripeti­zione di movimenti e posizioni per valutare il modo in cui il vostro corpo elabora il dolore e risponde a esso, aiutandovi a gestirlo attivamente.

 

Inoltre, userà il metodo McKenzie per aiutarvi a “concentrare” il dolore nella zona lombare o nel collo, anche se inizialmente si estendeva fino a un’altra parte del corpo. L’obiettivo è quello di ridurre la portata del dolore fino a farlo scomparire del tutto, grazie all’apprendimento di abilità e nuovi modelli comporta­mentali che vi aiuteranno a ridurre al minimo il rischio che il dolore possa ripresentarsi.

 

MOBILIZZAZIONE DEI TESSUTI MOLLI

 

La maggior parte dei fisioterapisti impiega anche una vasta gamma di tecniche di mobilizzazione dei tessuti molli. Si chia­mano “tessuti molli” tutti i tessuti diversi dall’osso: tendini, lega­menti, fascia, pelle, tessuti fibrosi, membrane sinoviali, muscoli, nervi e vasi sanguigni.

 

TRIGGER POINT MIOFASCIALI

 

Attraverso questo procedimento, il fisioterapista localizza e di­sattiva i trigger point (“nodi” muscolari) usando tecniche di ma­nipolazione che vanno dall’esercitare una pressione decisa al rilascio miofasciale (lavorando su tessuti profondi), spesso combinate con la Tecnica a energia muscolare e la Facilitazione neuromuscolare propriocettiva.

 

Queste sono due delle tante soluzioni proposte da Il libro del mal di schiena.

Il libro del mal di schiena