Elika
(0)
articoli in carrello: (00)
Il tuo carrello è vuoto
Totale: 0 € 0 € 00 articoli nel tuo carrello

Scopri limportanza dell'equilibrio omeostatico con il libro sul Benessere

Scopri limportanza dell'equilibrio omeostatico con il libro sul Benessere

Alla base di tutto c’è l’equilibrio omeostatico.

libro sul benessere e sulla salute

Proprio così! In questo breve estratto da uno dei Libri di Benessere più importanti del nostro catalogo, intitolato Benessere: il piacere di vivere bene, scopriamo insieme:

  • Cos’è l’equilibrio omeostatico;
  • Il significato di “Omeostasi”;
  • Il mantenimento dell’Omeostasi.

Cos’è l’equilibrio omeostatico?

L’equilibrio omeostatico è un concetto poco conosciuto e poco spesso preso in considerazione da chi si occupa di salute e benessere, anche da coloro che dovrebbero porlo alla base di tutte le tecniche preventive e terapeutiche.

Uno stabile equilibrio omeostatico corrisponde a un ottimo livello di benessere psico-fisico.

In pratica, per ottenere una condizione di benessere, ogni apparato del nostro sistema deve conservare un determinato equilibrio che garantisca una condizione di buona funzionalità; allo stesso modo, tutti gli apparati devono interagire tra loro per garantire un ben più ampio e importante equilibrio generale che corrisponderà a un bisogno innato dell’essere umano, sia dal punto di vista fisico che mentale. L’omeostasi potrebbe allora essere considerata come una condizione di “equilibrio con la natura” le cui eventuali importanti modificazioni portano sicuramente a disturbi e patologie.

La cosa più interessante è rappresentata dal fatto che questo equilibrio non viene riferito soltanto alla condizione di salute fisica-organica, ma a tutta una serie di realtà comprendenti anche la sfera mentale. Nella vita di ogni individuo si realizza una costante rottura dell’equilibrio omeostatico e del suo ripristino.

equilibrio omeostatico

Il significato di "Omeostasi"

La parola “omeostasi” fu coniata dal fisiologo americano Cannon nel 1929 e deriva dalla fusione di due parole greche: òmoios, che significa “simile” e stasis, “posizione”. L’omeostasi non è altro che la condizione di stabilità interna di tutti gli organismi viventi che deve mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso meccanismi autoregolatori.

All’insieme ordinato dei sottosistemi che compongono l’organismo umano è preposta una rete di sistemi di controllo, il cui intervento simultaneo regola il flusso di energia e di metaboliti, in modo da conservare immutato o quasi l’ambiente interno, indipendentemente dalle modificazioni di quello esterno. In particolare, l’omeostasi è riferita al dinamico man­tenimento di volume, temperatura e acidità del “mezzo interno” (plasma sanguigno, liquidi interstizi e intracellulari) e tale condizione è essenziale per la sopravvivenza dell’intero or­ganismo.

Le ultime tendenze della Scienza puntano tuttavia ad applicare il concetto di equilibrio omeostatico a tutti i singoli apparati di tutti gli esseri umani e, alla fine, a un unico processo che li comprende e li coordina tra loro. Bernard si era così espresso: «… tut­ti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l’unità delle condizioni di vita dell’ambiente interno».

L’omeostasi è la capacità di autoregolazione degli esseri viventi, importantissima per mantenere costante l’ambiente interno nonostante le variazioni dell’ambiente esterno.

È facile intuire che tutti gli animali e tutti gli organismi viventi che non siano uomini, atti­vando l’istinto, vivono la propria esistenza solo in funzione di questo fine. L’obiettivo degli esseri umani, invece, grazie al pensiero e alla coscienza, non è solo questo; anzi, a volte si at­tiva una diminuzione cosciente dell’impegno a mantenere stabile i vari equilibri. Ma questo è un altro discorso.

Il mantenimento dell'Omeostasi

Qualsiasi importante e grave alterazione dell’omeostasi porta alla malattia o, peggio an­cora, alla morte: si tratta di una legge universale che coinvolge tutti gli esseri viventi e che pre­vede l’insorgere di un problema nel momento in cui si va a destabilizzare o rompere un de­terminato equilibrio. Per fare un esempio, osserviamo che nel dia­bete la rottura di questo equilibrio si manife­sta con valori ematici di glucosio superiori alla norma; nel coma ipoglicemico si registra in­vece la condizione opposta, i valori ematici di glucosio sono cioè ben sotto la norma.

L’equilibrio omeostatico è garantito da un so­fisticato meccanismo autoregolatore che con una dinamica a feedback si occupa degli ag­giustamenti indispensabili al mantenimento costante delle varie caratteristiche.

Gli stimoli che giungono e che vengono captati dai vari sensori disposti nell’organismo sono elaborati dal processore centrale, che invia una risposta per riportare tutto il sistema nel suo ideale intervallo di normalità.


In fisiologia si tratta di un vero e proprio “arco riflesso”, un sistema costituito da:

  • a) Un centro sensoriale in grado di captare le variazioni che possono giungere dall’esterno o dall’interno del corpo stesso;
  • b) Un centro integratore che interpreta i segnali dei recettori ed elabora le risposte;
  • c) Un sistema effettore che attiva le ri­sposte necessarie al ripristino delle condizioni ottimali.

Il feedback può essere negativo quando l’or­ganismo riesce a contrastare l’effetto dello stimolo destabilizzante con una reazione op­posta (ad esempio, un abbassamento della temperatura corporea provocherà una reazio­ne tendente a innalzare la temperatura stes­sa). Il feedback è invece positivo quando l’or­ganismo risponde rinforzando l’azione dello stimolo iniziale invece di diminuirla o rimuo­verla.

Ciò destabilizza il sistema sino a quando un evento esterno al circuito a feedback arre­sta la risposta dell’organismo, come accade ad esempio per la secrezione di acidi in un pro­cesso digestivo, secrezione che continua sino a quando il cibo passa dallo stomaco all’inte­stino.

Tutti i sistemi dell’organismo contribuiscono al mantenimento dell’omeostasi, ma il principale centro di controllo è rappresentato dal siste­ma nervoso centrale, che determina il tipo di risposta più appropriata.

Pressoché tutti i processi fisiologici sono re­golati, a ogni livello, da questi sistemi di con­trollo, che permettono all’essere vivente di adattare la propria individualità biologica in modo tale da preservarne le costanti contro le sollecitazioni dell’ambiente. Come già detto, le alterazioni patologiche si verificano, infatti, allorché lo stimolo è eccessivo e/o la risposta non è idonea a soddisfare questa esigenza di equilibrio e di stabilità dell’organismo.

Particolarmente importante è il ruolo del si­stema ormonale (a sua volta dipendente da quello nervoso, attraverso l’ipotalamo), che controlla e regola gli altri sistemi dell’organi­smo; la sua risposta è da considerarsi lenta (minuti, ore, giorni), al contrario di quella mes­sa in atto dal sistema nervoso, che è rapidis­sima e si mette in azione nel giro di secondi, o meno, ma i cui effetti sono di breve durata. Pertanto, la cooperazione tra i due sistemi for­nisce metodi di controllo complementari ed efferenti, tanto ai muscoli quanto alle ghian­dole.

A volte, per una singola variabile (come la pressione arteriosa e la temperatura) si pos­sono avere multipli sistemi di controllo, che servono a garantire il mantenimento di un de­terminato equilibrio anche quando non tutti i recettori e gli effettori di cui consistono sono funzionanti: in questo modo si riuscirebbe ad ottenere una maggiore garanzia di controllo.